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Vertical farm, l’agricoltura sostenibile del futuro

Da: Damiano - Categoria: L'Arte di Illuminare

Avete mai sentito parlare di vertical farm? Se la vostra risposta è no, probabilmente non siete aggiornati sulle ultime tendenze del settore agricolo.

No, non stiamo parlando di una fattoria che si sviluppa su più livelli (anche se il nome può trarre in inganno) ma di un nuovo metodo di coltivazione sempre più in voga anche in Italia.

Stiamo parlando di orti verticali che crescono in ambienti controllati senza alcun utilizzo di pesticidi e grazie allo “sfruttamento” di luci artificiali e innovativi sistemi di nutrimento.

Moda passeggera o nuova tendenza nel settore? I numeri parlano di una settore destinato a raddoppiare da qui ai prossimi anni e il motivo è tutto in un metodo di coltivazione che si adatta a qualsiasi stagione.

Secondo le stime riportate da Il Sole24ore: “il mercato agricolo verticale mondiale raggiungerà i 9,9 miliardi di dollari entro il 2025 (nel 2015 era pari a 1,2 miliardi di dollari)".

Come funziona il vertical farming?

Il vertical farming adotta un tipo di coltura definita idroponica; questo significa che le piante vengono coltivate in un substrato sterile di crescita come lana di roccia, argilla o perlite e vengono alimentate da una miscela composta da acqua e nutrienti.

Questa soluzione permette di diminuire fino al 90% i consumi idrici rispetto all’agricoltura tradizionale, ma non solo perché si registra anche un aumento della produttività del 20%.

Come già accennato in precedenza, tra l’altro, il vertical farming consente di coltivare 365 giorni l’anno senza l’utilizzo di pesticidi o fertilizzanti.

All’interno di un orto che si sviluppa in verticale, il frutto o l’ortaggio trova le sue condizioni climatiche ideali grazie al “potere” della temperatura e della luce artificiale che riproducono perfettamente l’azione del sole.

Questo tipo di coltivazione indoor protegge dalle incognite atmosferiche come grandinate o improvvise gelate notturne e riduce a zero l’utilizzo di pesticidi, completamente inutili in un ambiente dove la crescita della pianta è praticamente studiata a tavolino.

Il risultato è un frutto o una verdura praticamente a chilometro zero, di altissima qualità e con un fortissimo impatto dal punto di vista della sostenibilità.

Da chi è nata l’idea dell’orto verticale?

L’invenzione della vertical farm è merito di Dickson Despommier, professore della Columbia University, che rimase colpito alla lettura di un dato stimato dall’ONU sulla crescita della popolazione mondiale: 9 miliardi d’individui presenti sulla Terra nel 2050.

Con le risorse attualmente a disposizione sarebbe impossibile sfamarli tutti perché circa l’80% delle aree destinate all’agricoltura è già in uso. Ecco, quindi, l’idea di progettare un orto a impatto zero che possa integrarsi e affiancarsi agli antichi sistemi di coltivazione.

La prima vertical farm è nata a Singapore nel 2012 (Sky Greens Farms) con l'obiettivo di combattere il problema dell’inquinamento dell’acqua dopo il disastro di Fukushima. Da lì in poi, il progetto ha preso piede prima in Giappone e poi in tutta Europa arrivando fino in Italia.

Il progetto Planet Farms a Milano

Portiamo gusto nel mondo senza privare il Pianeta delle sue risorse”. Basterebbero queste parole riportate sul sito web dell’azienda per spiegare qual è l’obiettivo a lungo termine di Planet Farms.

Ci troviamo precisamente a Cavenago, a soli 30 chilometri da Milano, dove Luca Travaglini e Daniele Benatoff hanno messo in piedi il più grande orto verticale d’Europa con una grandezza di circa 9 mila metri quadri.

Una vertical farm sostenibile che punta a nutrire le persone con cibi freschi, nutrienti e saporiti giocando sul concetto di una delle tradizioni più rinomate del nostro territorio: la cucina.

Come raccolto da lacucinaitaliana.it, il progetto Planet Farms punta sulla qualità per avere successo in un mercato complesso come quello italiano. Ecco le parole di Luca Travaglini: “Quello che riusciamo a proporre grazie ai nostri metodi tecnologici è di fatto il prodotto al suo massimo, così come sarebbe se ogni singolo elemento naturale fosse calibrato alla perfezione”.

Ma le vertical farm rischiano di scrivere la parola fine all’agricoltura tradizionale che abbiamo conosciuto fino a oggi? A rispondere a questa domanda ci pensa ancora Travaglini: “No, non credo, almeno per il futuro prossimo. Quello che stiamo facendo noi è cercare soluzioni alle più grandi sfide dell’agricoltura di oggi, partendo dalla tecnologia e non dalla chimica. Vogliamo essere i precursori di questo settore così essenziale a livello mondiale”.

Vertical farms, l’importanza della luce LED

Nel progetto delle vertical farms un ruolo fondamentale è svolto dall’illuminazione che permette di regolare l’intensità e l’azione della luce su frutta o verdura.

La tecnologia LED permette, infatti, di regolare lo spettro di emissione, di ridurre la dispersione di calore e di controllare l’intensità e la durata nel corso della giornata.

La giusta “dose” di illuminazione permette di creare, inoltre, ricette luminose personalizzate in grado di soddisfare le esigenze delle diverse colture e fasi di crescita.

In questo modo è possibile migliorare l’efficienza operativa degli impianti di coltivazioni chiusi e climatizzati, monitorare lo stato del raccolto e migliorarne la resa.

A questo vanno aggiunti i benefici che già conosciamo riguardo l’illuminazione LED come il risparmio energetico, la durata, la produzione molto bassa di calore e la possibilità di scegliere colori delle lampade per favorire la fotosintesi.

Se cercate articoli d’illuminazioni per la vostra serra indoor o per il vostro vertical farms fatto in casa, nella sezione coltivazione indoor potete trovare tantissime soluzioni a un prezzo davvero conveniente!

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