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Tecnica per fare i Tatuaggi: Cenni Storici e Curiosità

Da: marilyn - Categoria: Dimensione Tatuaggio

Grandi, piccoli, colorati, discreti, esagerati, non importa, i tatuaggi stanno vivendo un'epoca di autentica riscoperta e da sempre più persone sono sono utilizzati per esprimere qualcosa attraverso il proprio corpo.

Anche se appaiono lontani i tempi in cui si associavano al tatuaggio pregiudizi e discriminazioni, ancor oggi non manca qualche sopracciglio alzato di fronte a questa forma d'arte che spesso viene definita tale con molta fatica.

Le ragioni che portano una persona a far incidere sulla propria pelle un disegno, un simbolo, una data, un'intera frase o un nome sono le più disparate. Ci si tatua per sentirsi più belli, per fissare in modo indelebile - o quasi - un evento, un volto, un nome.

Ma ci si tatua anche per un ideale o per fede, lo si fa per appartenere a un gruppo, per esorcizzare una paura, insomma per gridare al mondo qualcosa.

Questa pratica ha assunto ormai una valenza trasversale e le sempre più numerose persone che la approcciano appartengono a entrambi i sessi, a ogni età e a qualsiasi gruppo sociale.

Quando si decide di tatuare il proprio corpo, in genere, ci si concentra più sulla scelta e sul significato del disegno o ci si informa sulla bravura del tatuatore, ma si tende a tralasciare di approfondire quali siano le effettive origini di tale pratica e come si sia arrivati, attraverso la storia, alla tecnica moderna dei tatuaggi.

Le prime tecniche per fare i tatuaggi

Le prime testimonianze di questa usanza risalgono ad oltre 5000 anni fa, quando la polvere di carbone veniva fatta penetrare nelle incisioni procurate alla pelle, forse a scopo curativo.

Da allora in poi, l'evoluzione del tatuaggio, che deve il suo nome (tattoo) a James Cook quando lo coniò sull'isola di Thaiti con accezione onomatopeica, non si è più fermata.

Passando attraverso popoli e culture, con significati non sempre positivi, come accadde nell'Antica Roma quando ad essere letteralmente marchiati erano solo condannati e malviventi o rivestendo in qualche parte del pianeta un'attribuzione magica, i tatuaggi sono approdati all'epoca più recente.

Oltre al significato, anche la tecnica per disegnare la pelle è cambiata nel corso dei millenni e delle conoscenze acquisite da parte dell'umanità, ma fino a tempi relativamente recenti era impensabile prescindere l'esecuzione di un tatuaggio dai concetti di dolore, al punto di farlo diventare spesso una prova di coraggio, e di lentezza, senza contare le conseguenze sanitarie derivanti.

Le incisioni venivano fatte manualmente con i più disparati strumenti e il pigmento veicolato in qualche modo all'interno della ferita.

L'avvento della macchinetta elettrica per fare i tatuaggi

Bisogna attendere la fine dell'Ottocento per assistere a quella che sarà una vera e propria rivoluzione nel mondo dei tatuatori. E' nel 1891, infatti, che il newyorkese Samuel O'Reilly deposita il suo brevetto della prima macchinetta elettrica per tatuare.

Egli, in realtà, si era rifatto a un dispositivo realizzato 15 anni prima da Thomas Edison, pensato per duplicare i documenti. Questa macchinetta inventata sul suolo americano utilizzava esclusivamente movimenti rotatori e il suo primato durò davvero ben poco. Solo venti giorni più tardi, infatti, l'inglese Thomas Riley, mise a punto una macchina per tatuaggi a elettromagneti che rivoluzionò ancora una volta il mondo dei tatuatori.

Successivamente vennero apportate varie migliorie anche a questo strumento, in primis aggiungendo una seconda bobina per velocizzare il lavoro. In questo modo ne risentivano molto, però, dimensioni e peso, al punto da costringere i tatuatori a imbragare letteralmente la macchina e appenderla al soffitto attraverso una molla, per non essere costretti a sopportarne tutto il peso. Questa situazione è spesso visibile nelle foto degli studi tatoo di inizio secolo scorso.

Da allora sono stati elaborati sempre più espedienti per rendere la macchinetta da tatuaggio più maneggevole e leggera, approdando a quelle attuali che per principio e tecnica, poco si discostano.

Sostanzialmente si tratta di un sottile cilindro all'interno del quale ne è inserito un altro più piccolo, dotato di un numero variabile di aghi e collegato a un sistema di bobine elettromagnetiche che consentono agli stessi di salire e scendere a grande velocità, penetrando nel derma circa 50 volte al secondo e depositando il pigmento desiderato. 

Ancora di più recente introduzione è invece la macchinetta rotativa che non utilizza più bobine ma un motorino elettrico che fa penetrare gli aghi con precisione. Ne derivano un minor peso e una maggiore praticità

Tecnica tradizionale giapponese Irezumi

Oltre a quella descritta, definita tecnica americana, l'altra attualmente più diffusa è la tecnica giapponese, denominata Irezumi, che si rifà al metodo tradizionale di questo paese.

Gli aghi vengono fatti penetrare nella pelle con un'angolatura obliqua utilizzando uno strumento con un'impugnatura di bamboo. I movimenti rapidi e decisi tratteggiano la pelle tenuta in tensione durante tutta l'operazione.

E' una pratica decisamente dolorosa, ma i tatuaggi ottenuti sono unici per la brillantezza dei colori e la definizione. Ecco perché, pur essendosi diffusa anche la tecnica americana, in Giappone molte persone continuano a optare per quella tradizionale locale, almeno quando si sceglie di decorare una parte del corpo meno ricca di terminazioni nervose.

La percezione del dolore, infatti, varia anche di molto da zona a zona. Ad esempio, si avverte meno su gambe e braccia, ma di più su polsi, caviglie e piedi. Mentre nuca, interno cosce e glutei sono in assoluto quelle più fastidiose.

E per quanto riguarda i pigmenti utilizzati per dare colore al tatuaggio?

I pigmenti utilizzati sono allo stato semi solido e, una volta iniettati nel derma, vengono incorporati dalle cellule che lo trattengono così in modo permanente.

Gli inchiostri utilizzati per eseguire i tatuaggi hanno composizioni chimiche variabili e non sempre illustrate con minuzia sull'etichetta, per proteggere il brevetto dei produttori.

Ma sostanzialmente si compongono tutti di due fattori: il pigmento vero e proprio e la sostanza che lo veicola. Le materie che determinano la colorazione sono, nella maggior parte dei casi, sali minerali, tinture vegetali o derivati plastici.

Il veicolo, che serve a distribuire con uniformità il pigmento in una matrice fluida, può essere dato da alcol etilico, acqua purificata o amamelide, di origine vegetale.

Una pratica alternativa ancora in uso, equiparabile al tatuaggio ma decisamente più estrema, è data dal branding e consiste in una vera e propria marchiatura a fuoco. Ha anch'essa origini remote, spesso utilizzata con valenza punitiva. Oggi è frequentemente utilizzata dai giovani afroamericani come prova di coraggio e iniziazione, pur essendo vietata in molti paesi del mondo.

Accanto alla storia della tecnica per fare tatuaggi, si è evoluto anche lo studio su come rimuovere gli stessi. Se fino a qualche anno fa il tattoo era considerato ineluttabilmente definitivo, la scienza e la tecnologia oggi consentono qualche ripensamento.

Quali tecniche invece per rimuovere definitivamente un tatuaggio?

I risultati che si possono ottenere sono variabili in funzione del tipo di pigmento usato, della profondità a cui è stato iniettato, del grado di assorbimento del colore da parte dei tessuti cutanei e da quanto tempo è stato realizzato.

In realtà tecniche di rimozione dei tatuaggi erano già state sperimentate in passato, ma sempre nell'ambito di dermoabrasioni meccaniche o chimiche, o addirittura di veri e propri interventi chirurgici. Il risultato che ne conseguiva era, nella migliore delle ipotesi, incompleto e con antiestetiche cicatrici residue.

Negli anni ottanta si è cominciato a testare l'uso del laser per rimuovere i tatuaggi, con risultati migliori ma ancora da ottimizzare. 

Attualmente viene utilizzata una tecnologia con innovativi strumenti che emettono un impulso laser di brevissima durata, in grado di distruggere le cellule che inglobano il pigmento, sminuzzandole in frammenti sufficientemente minuscoli da essere smaltiti nei giorni seguenti attraverso i liquidi corporei o le naturali migrazioni cellulari.

Le sedute necessarie alla completa rimozione variano da pochissime a più di una decina, effettuate a circa un mese di distanza l'una dall'altra. E' comunque possibile che sulla pelle resti un'ombra del disegno, il cosiddetto fantasma del tatuaggio, che potrebbe sparire a distanza anche di decenni o perdurare per sempre.

A questo punto, se il motivo che ha portato a decidere di rimuovere il tatuaggio risiedeva esclusivamente nel soggetto, si può valutare di far disegnare un nuovo motivo per rimpiazzare quello vecchio.

Anche il trattamento laser, come l'esecuzione stessa del tattoo, non è del tutto indolore e richiede un certo investimento economico, quindi prima di decidere di disegnare qualcosa di particolarmente eccentrico sul proprio corpo o di farsi incidere il nome di chi ci ha giurato amore eterno, è il caso di rifletterci sopra con molta attenzione.

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