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Illuminazione nei luoghi di lavoro

Da: Francesca - Categoria: L'Arte di Illuminare

Se un datore di lavoro o un preside di una scuola vuole garantire ai propri dipendenti/studenti un comfort adeguato nel luogo di lavoro si deve preoccupare di due aspetti fondamentali: l'illuminazione e la qualità dell'aria.

In questo articolo parleremo di illuminazione nei luoghi di lavoro e ci renderemo conto di quanto importante possa essere una materia a volte sottovalutata.

Esistono delle apposite normative riguardanti l'illuminazione nei luoghi di lavoro. La UNI-EN-12464-1, aggiornata nel 2011, è sicuramente la più importante e spunterà di sovente all'interno dell'articolo.

Ma ancor prima di partire con la descrizione della normativa (che solitamente è un procedimento abbastanza noioso), è necessario iniziare a far luce (mai espressione fu più precisa) sul perché l'illuminazione negli spazi chiusi, uffici e aule su tutti, è ritenuta fondamentale per il comfort degli occupanti.

Perchè è fondamentale illuminare correttamente il luogo di lavoro

Parliamo di comfort, non perché tutti i datori di lavoro sono persone buone a cui sta a cuore la salute dei propri dipendenti, ma perché è oramai provato che ad un ambiente lavorativo confortevole è collegata una maggior capacità produttiva dei lavoratori.

Ambienti bui e angusti, possono influire anche sulle condizioni psico-fisiche di chi è abituato a stare nello stesso posto per 8 ore o più, il che è inaccettabile.

L'approccio di ogni progetto, fino a qualche anno fa, era di tipo oggettivo e si basava sull'applicazione standard della normativa sull'illuminazione degli spazi di lavoro.

Ad oggi, questo è un metodo che sta giustamente perdendo di credibilità, perché non è incentrato sulle reali esigenze dell'individuo.

Gli esperti del settore illuminotecnica, si sono resi conto di quanto fosse giusto sensibilizzare le aziende e le scuole sull'importanza del benessere quotidiano degli utilizzatori dei loro ambienti.

Chiaramente, la normativa UNI 12464-1 è il punto da cui partire, ma poi deve essere ogni designer ad interpretarla, senza utilizzare i dati normativi in maniera meccanica ma contestualizzandoli all'interno dell'ambiente da illuminare (vengono detti lighting designer quei professionisti indipendenti che si occupano della progettazione dei punti luce e a cui bisognerebbe sempre fare riferimento data la complessità del tema).

Cosa dice la normativa UNI 12464-1

Ora che ne sappiamo un po di più, possiamo finalmente andare a vedere che cos'è e cosa dice la normativa UNI-EN 12464.

Ciò che segue è una sintesi dei temi più importanti contenuti nel volume 1 e nelle guide ufficiali DIN e CIBSE, adottate in paesi come la Germania e la Gran Bretagna che sono un ulteriore supporto alla normativa internazionale (non sono ancora incluse all'interno della normativa, le problematiche derivanti dall'installazione di tecnologie a Led).

Partiamo, per gerarchia, dal Testo Unico sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro DM 81/2008, che tratta il tema dell'illuminazione, ma che demanda per gli approfondimenti riguardanti tutte le pratiche tecniche alla ormai nota normativa UNI-EN 12464-1, che è un adattamento di una più ampia normativa europea.

Vista in termini semplicistici, la UNI-EN 12464 potrebbe risultare utile solamente in quanto, come unico valore risolutivo dell'intero problema illuminotecnico per una specifica area, viene dato solo l'illuminamento necessario.

In realtà, la normativa è fortunatamente più complessa e addirittura con l'ultimo aggiornamento, sono state aggiunte delle specifiche sezioni dedicate ai parametri di controllo, tra cui citiamo:

  • Illuminamenti
  • Distribuzione delle luminanze
  • Uniformità
  • Abbagliamento (UGR, Unified Glare Rating è una scala di valore che valuta l’abbagliamento diretto)
  • Direzione della luce
  • Indice di resa cromatica
  • Temperatura di colore
  • Flickering
  • Controllo della luce naturale

Un altro requisito importante derivante dall'aggiornamento del 2011 è la definizione ufficiale di "Area di calcolo" e dei relativi valori di illuminamento richiesti.

Quest'area è divisa in tre scompartimenti: se immaginiamo una cornice rettangolare immersa nello spazio, la cornice stessa è definita "Immediate Surrounding Area", che può essere vista come una fascia di 50 cm, lo spazio all'interno della cornice è detto "Task Area" (cioè compito visivo) e tutta l'area adiacente alla cornice viene chiamata "Background Area".

Ad esempio su una grossa scrivania da lavoro, si possono evidenziare tre diverse zone: "Display Screen Work", dove ci sono il computer, i fogli e gli strumenti di lavoro, corrisponde alla Task Area; "Meeting Area", dove ci sono le sedie ai due lati della scrivania, utili per i colloqui, corrisponde all'Immediate Surrounding Area; la Immediate Surrounding Area è tutto il restante spazio della scrivania.

Per quanto riguarda questo specifico caso, considerando l'altezza della scrivania di circa 0,75 metri, nella zona di lavoro l'illuminazione corretta dovrebbe corrispondere a un valore di circa 500 lux, mentre le zone antistanti richiedono un valore più basso, 300 lux.

Presente tra i punti elencati prima, anche l'abbagliamento è un parametro da tenere in considerazione nella progettazione di un ambiente di lavoro.

Il fastidio derivante dalla riduzione della visibilità, ad esempio sul proprio monitor, dovuto a questo fenomeno è causato dalla presenza di livelli eccessivi di luminanza, interni al nostro campo visivo (direttamente o indirettamente).

L'abbagliamento diretto è generato dalle sorgenti presenti nel nostro campo visivo nel luogo di lavoro (ad esempio se c'è della luce che proviene da una finestra davanti a me), mentre l'abbagliamento riflesso è generato per riflessione su altri oggetti (ad esempio se ci sono delle luci a soffitto dietro di me, che riflettendosi sul mio computer, mi danno un senso di disagio alla vista).

Gli effetti dell'abbagliamento sono essenzialmente di due tipologie: la prima viene definita "disability glare" o abbagliamento debilitante; si intende una riduzione istantanea delle capacità visive, che impediscono all'occhio di vedere il contrasto chiaro/scuro e quindi peggiorano la visione.

In presenza di luci a Led non schermate in modo opportuno, questo effetto può condurre a danni permanenti alla vista.

La seconda tipologia è detta "discomfort glare" o abbagliamento molesto; in questo caso il disagio è soggettivo e può colpire più frequentemente le persone con gli occhi chiari.

Per evitare che il luogo di lavoro causi uno di questi due disagi, si utilizza il parametro UGR che è utile per valutare la gravità dell'abbagliamento, grazie allo studio e all'analisi di parametri come la luminanza di fondo, la luminanza dell’apparecchio, la posizione dell’osservatore e le geometrie della stanza.

La presenza di videoterminali, che ormai è normale per qualsiasi ufficio, è anch'essa analizzata all'interno della normativa.

Per ridurre il fenomeno di riflesso luminoso sui monitor, ad esempio, la normativa impone che le luminanze sopra i 65° (cioè quando il fascio di luce che colpisce il monitor ha un angolo maggiore di 65°, calcolato come l'angolo tra la verticale che dal soffitto incontra il pavimento e la congiungente luce-monitor)  debbano essere diminuite per valori che variano da 1000 cd/m² a 3000 cd/m² a seconda dello schermo.

C'è da dire che anche la ripartizione spaziale della luce è molto importante a riguardo: l'esempio classico riguarda una persona che scrive; se la mano che scrive è la destra e la luce è posizionata dietro alla persona, ma dallo stesso lato, l'ombra che la persona stessa produrrà è invadente e tende a coprire il foglio, mentre sarebbe molto più intelligente posizionare la sorgente luminosa dall'altro lato.

La temperatura di colore e l'indice di resa cromatica sono due parametri altrettanto importanti analizzati nella normativa.

Soprattutto in ambienti specifici, come ad esempio uno studio artistico, il colore degli oggetti e delle persone che abbiamo attorno devono essere percepiti nella maniera più naturale possibile.

Luci colorate, troppo forti o troppo deboli, possono deviare la nostra percezione della realtà, con conseguenze negative sul comfort psicologico e quindi sull'adeguato svolgimento delle diverse mansioni all'interno dello spazio lavorativo.

Tra Daylighting e Flickering

Infine, gli ultimi due fattori che prenderemo in considerazione in questo articolo riguardano la componente di luce naturale all'interno dell'ambiente lavorativo e il fenomeno di flickering.

  • Il daylighting, cioè la penetrazione della luce naturale del Sole in un ambiente chiuso è croce e delizia degli impiantisti. Da una parte c'è bisogno di sistemi oscuranti tali da evitare un abbagliamento eccessivo, mentre dall'altra consente un notevole risparmio energetico (se l'ambiente lavorativo è opportunamente orientato), ma soprattutto un incremento del benessere psico-fisico degli occupanti. L'integrazione tra sistemi di luce naturale e artificiale è uno degli intrighi più affascinanti a cui va incontro un esperto designer.
  • Il flickering (in italiano tremolio) è lo sfarfallio di una lampada percepibile dall'occhio umano. È un fenomeno dovuto a rapide variazioni della tensione di alimentazione e quindi è collegato alla tipologia di alimentazione della lampada. Sia le lampade a scarica alimentate a tensione alternata, sia in qualche caso i sistemi di illuminazione a Led possono creare questo fenomeno. L'effetto di sfarfallio può essere eliminato semplicemente impiegando appositi sistemi di alimentazione, ed è necessario operare questa sostituzione in quanto se non controllato, il flickering può causare disturbi alla vista e può far insorgere patologie gravi a soggetti particolarmente sensibili. 

Se siete particolarmente curiosi riguardo le tipologie di illuminazione in ambienti ad uso ufficio, vi consiglio di visitare (o cercare su internet), l'impianto di illuminazione del grattacielo di proprietà di Intesa San Paolo a Torino.

Non voglio rovinarvi la sorpresa, ma per invogliarvi nella ricerca, vi dico che è composto da 16.000 luci artificiali (di cui l'80% sono Led) che sono dotate di rilevatore di presenza e che sono regolate per diminuire la loro intensità con l'aumentare del flusso naturale proveniente dall'esterno.

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