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Caffè Bialetti: Storia e Curiosità

Da: Francesca - Categoria: Il Piacere del Caffè

È il 1919 quando Alfonso Bialetti a Crusinallo, una frazione di Omegna, in provincia di Novara (oggi Verbano-Cusio-Ossola) fonda la Alfonso Bialetti.

Inizialmente l'azienda si occupa della produzione di semilavorati in alluminio, ma la successiva introduzione della lavorazione con la fusione a conchiglia porterà un'evoluzione all'interno della compagnia che, successivamente, si dedicherà alla progettazione e produzione di prodotti finiti.

Otto anni più tardi la Alfonso Bialetti verrà ceduta alla Alessi di Crusinallo.

Passano alcuni anni: nel 1933, insieme a Luigi De Ponti, Alfonso Bialetti inventa la Moka Express e fonda una nuova azienda per la sua fabbricazione.

Il successo è immediato e grazie alla caparbietà del fondatore e del figlio Renato, l'azienda diventerà presto uno dei più affermati produttori italiani di caffettiere.

Sarà un decennio di grande successo che spingerà il figlio dell'inventore a decidere di esportare il prodotto, bissando il successo ottenuto in Italia.

Una curiosità: il nome moka dato alla caffettiera, deriva dalla città di Mokha, nello Yemen, famosa fin dal passato per la qualità del suo caffè. 

Nel 1948 viene prodotto un nuovo modello della caffettiera che sarà esposto alla Fiera di Milano di quell'anno.

Il successo di quello che doveva essere un semplice apparecchio di uso quotidiano è stato tale che oggi la moka rientra a pieno titolo fra i prodotti di disegno industriale più famosi al mondo. Forse è quello italiano più famoso. 

La crescita di Bialetti esplode negli Anni '50

Gli anni '50 del secolo scorso sono stati il "Klondike" per l'azienda: una crescita continua e, parallelamente, un grande impegno nel marketing, per accrescere la visibilità del marchio (allora non si definiva brand) sui mercati.

È il 1952, l'azienda ha appena cominciato la sua offensiva sui mercati ed è alla ricerca di nuove idee. Con la collaborazione del celeberrimo Paul Campani, un mostro sacro del cinema d'animazione italiano; viene creato "l'omino coi baffi" che altro non è se non la caricatura del Patron dell'azienda: Renato Bialetti.

Il personaggio ha la caratteristica che quando parla la sua bocca prende la forma delle lettere dell'alfabeto. Nel 1958 diventa ospite di Carosello, all'interno degli spot Bialetti.

Sarà uno dei personaggi più noti, insieme a quel "Miguel son sempre mi" (personaggio ideato sempre da Campani) che fu l'interprete degli spot Talmone e i cui versi ridondano ancora nelle teste di chi ha passato gli "anta" ed era bambino in quell'epoca.

Il successo raggiunto (si arriverà ad 1 milione di pezzi l'anno) trasformerà l'omino coi baffi nel logo aziendale della Bialetti.

Naturalmente non fu solo merito del fumetto, lui ne è l'emblema, dietro vi furono scelte di mercato ed industriali azzeccate, grazie proprio a Renato Bialetti, che dal 1946, tornato dai lager nazisti a cui è scampato, entra in azienda.

Dall'artigianalità all'industrializzazione 

È il giusto mix di idee e management che porterà la compagnia da una produzione poco più che artigianale a una industriale.

Tre anni dopo il suo arrivo vengono impiantati cinque nuovi forni che portano la produzione a 2.000 pezzi giornalieri. Ma Renato, da brillante uomo d'affari, quale si dimostrerà, ha intuito il potenziale enorme della pubblicità.

L'epopea dell'omino coi baffi la si deve lui. Credeva talmente nella forza che la pubblicità avrebbe esercitato sul consumatore che non esitò ad indebitarsi, pur di poterla sostenere. 

Il 25 febbraio 2011, durante un'intevista racconterà: ''Sono stato fortunato, ma anche coraggioso: ne ho passate di notti insonni. Quando venne costruita la fabbrica io avevo fatto debiti per un miliardo e mezzo. Soldi che non avevo, ma ho sempre rispettato tutte le scadenze. Però, quante notti non ho chiuso occhio per i debiti''.

Gli sforzi verranno ripagati: nel giro di pochi anni l'80% del mercato sarà nelle mani della sua compagnia.

Ancora: a metà degli anni '50 il 65% del mercato mondiale delle caffettiere è saldamente in mano alla Bialetti che ne produce 18.000 al giorno.

Tutte le storie hanno una fine, ma non sempre è lieta. Nel 1970 muore Alfonso Bialetti; al funerale le sue ceneri verranno poste in una grossa Moka a siglare un binomio indissolubile e l'estrosità che ha contraddistinto la vita di quest'uomo.

L'azienda, però, sta già accusando i primi contraccolpi, dovuti alla concorrenza di prodotti più economici.

Nel 1986 l'azienda che all'epoca conta 200 dipendenti e un fatturato di 20 miliardi di lire viene ceduta alla Faema. 

Nel 1993 la proprietà passa alla Rondine, con la quale si fonde nel 1998, dando origine alla Bialetti Industrie.

Nel 2010 viene chiusa definitivamente la sede italiana e la produzione viene trasferita in Romania. 

Una fine ingloriosa per l'azienda originaria che con il suo lavoro ha contribuito a creare un simbolo e ha cambiato le abitudini di un intero Paese

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